12.2 Il modello ideale del nuotatore
Il nuoto e la corsa sono due sport abbastanza analoghi, entrambi infatti sono individuali e ciclici; le gare di nuoto sui 100 metri stile libero, inoltre, durano circa quanto una corsa sui 400 metri, mentre le prove dai 200 metri stile libero in poi durano come le corse di mezzo fondo. Tuttavia, se paragoniamo un nuotatore a un corridore notiamo che esistono importanti differenze fisiologiche; solo una perfetta conoscenza di esse ci permetterà di fare una panoramica completa delle principali qualità fisiche indispensabili per allenare correttamente il nuotatore.
Tre delle principali differenze fra gli atleti di queste due discipline sono:
- la capacità del nuotatore di poter eseguire, al contrario del podista, anche tre gare (esclusi i 1500 metri) nel giro di un'ora a un livello tale da poter migliorare perfino i primati mondiali;
- la possibilità del nuotatore di avere valori piuttosto modesti del massimo consumo di ossigeno, cioè della quantità di ossigeno che può essere utilizzata nell'unità di tempo; atleti come i ciclisti, i maratoneti, gli sciatori di fondo, infatti, arrivano ad avere anche 75-80 millilitri di ossigeno per ogni chilogrammo di peso corporeo e per minuto, contro valori persino inferiori ai 60 millilitri di alcuni primatisti mondiali del nuoto;
- la concentrazione di acido lattico che è presente nel sangue dei nuotatori subito dopo il termine della gara è assai inferiore a quella del podista.
Queste tre sostanziali differenze fisiologiche fra corridore e nuotatore dovrebbero farci riflettere sull'importanza di allenare gli atleti delle varie discipline sportive nel modo più corretto e consono alla loro prestazione. Se infatti si allenasse un corridore con le stesse metodiche usate per il nuotatore, non si otterrebbero certamente i risultati potenzialmente possibili.
Ma come si può arrivare alle metodiche di allenamento ideali?
Secondo il professor Arcelli, nella storia dello sviluppo delle metodiche di allenamento la prima tappa, quella più elementare e più semplice, è caratterizzata dall'imitazione delle competizioni; cioè dal ripetere in allenamento le situazioni che si vengono a creare in gara; pertanto il nuotatore dovrà nuotare e soltanto nuotare, per di più tenendo le velocità della competizione su distanze simili.
In questa evoluzione delle metodiche, la tappa successiva è costituita dall'imitazione dei mezzi e delle metodiche di allenamento usati dai grandi campioni delle varie specialità.
La terza tappa di questo progresso dei criteri di allenamento è quella, sempre più specialistica, dell'individuazione delle qualità fisiche più importanti ai fini della prestazione, sport per sport. Naturalmente è importante che queste qualità fisiche vengano ben individuate, nel senso che sotto il termine di "forza" o quello di "resistenza" possono essere comprese caratteristiche molto diverse a seconda della disciplina praticata. Nel caso peculiare della resistenza ci possono essere differenze grandissime nell'allenamento delle diverse strutture e funzioni dell'organismo; si pensi, per esempio, al paragone precedentemente citato fra nuotatore e corridore e in particolare fra due gare come i 100 metri stile libero e la maratona: la durata estremamente differente dello sforzo (attorno ai 49'' nei 100 metri stile libero - se ci riferiamo ai massimi livelli mondiali - è circa 2 h e 10' nella maratona) fa sì che nel primo caso sia molto importante la componente lattacida e scarsa quella aerobica, mentre nel secondo caso non conti per niente la componente lattacida ma solamente quella aerobica.
Proprio per ovviare ai problemi legati al fatto che spesso un solo termine (resistenza), pur se accompagnato da un aggettivo (lattacido, aerobico), può non essere in grado di descrivere completamente le caratteristiche di una certa disciplina, il professor Arcelli sostiene che il criterio più razionale per arrivare a definire le metodiche di allenamento per una determinata specialità è quello di fare ricorso al "modello teorico di funzionamento", cioè la descrizione dell'impegno fisiologico di un certo atleta mentre fornisce la sua prestazione in quella determinata disciplina.
Per definire il modello teorico, quindi, occorre determinare come funziona la macchina uomo quando compie un particolare gesto sportivo, cioè stabilire e poi descrivere per esempio che cosa succede a livello cardiaco, respiratorio o muscolare.
Quando si è in possesso di questi dati la fase successiva consiste nello stabilire che cosa si può fare affinché la macchina uomo fornisca una prestazione più elevata, in particolare con l'adozione delle più adatte metodiche di preparazione.
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