4.3 La bracciata
Nella bracciata a dorso gli arti superiori devono entrare in acqua con una leggera angolatura rispetto al corpo; la mano deve immergersi con il mignolo, con la palma rivolta all'esterno. Il percorso subacqueo delle braccia è simile a una S rovesciata (figura 14): il braccio infatti entra teso in acqua, ma successivamente si allarga verso l'esterno; il gomito si piega fino a formare quasi un angolo di 90°; il braccio, infine, è spinto in basso e il gomito si distende (figura 15). Con questa tecnica a gomito piegato si ottiene, senza dubbio, una maggior potenza; il braccio piegato, infatti, ha più forza e più velocità rispetto alla trazione a braccio teso. Durante la fase attiva della bracciata l'angolatura del polso cambia: dalla partenza dietro la testa fino all'arrivo del braccio alla linea delle spalle la mano rimane tesa come se fosse un prolungamento dell'avambraccio, successivamente il polso si piega per spingere l'acqua in direzione opposta a quella in cui si muove il corpo. Nella fase di recupero il braccio è teso, con la mano ben diritta, la palma è rivolta verso l'interno; quando giunge dietro la testa, verso il punto di presa in acqua, il polso gira fino a che la palma non è rivolta verso l'esterno; è il mignolo a rompere per primo l'acqua (figura 16).
Durante l'alternarsi di fasi attive e di recupero delle braccia, la testa deve rimanere in acqua immersa fino alle orecchie ben ferma, senza ruotare a destra e a sinistra, per seguire il movimento delle braccia.
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