11.8 I vari tipi di fibre muscolari
Nei muscoli dell'uomo esistono due tipi principali di fibre, quelle di tipo I (definite anche fibre rosse o fibre lente, ma che sarebbe più proprio chiamare fibre resistenti) che utilizzano prevalentemente il meccanismo aerobico; e le fibre di tipo II (fibre pallide o fibre veloci) che invece utilizzano di preferenza il meccanismo glicolitico.
I soggetti che eccellono nelle gare di nuoto a lunga distanza, dai 1500 alle traversate, hanno una elevata percentuale di fibre di tipo I, anche superiore all'80 per cento contro il 45-55 per cento di un individuo normale. I nuotatori dei 25, 50, 100 metri, invece, hanno anche meno del 40 per cento delle fibre di tipo I; in loro prevalgono le fibre di tipo II. Queste ultime si possono a loro volta suddividere in tre sottotipi: le II C (intermedie fra le I e le II A), le II A (che accanto alle capacità glicolitiche ne hanno anche, in forma più ridotta, di ossidative) e le II B (le più peculiarmente glicolitiche). È molto probabile che nei nuotatori ad alto livello, anche nei velocisti, intervengano sempre - accanto alle fibre di tipo I - soprattutto le fibre II C e quelle II A mentre abbiano un ruolo secondario le II C che invece sono le più importanti nei gesti più esplosivi, quelli nei quali i muscoli si contraggono a velocità più elevate.
A determinare la percentuale di fibre di un individuo sono soprattutto i fattori genetici. Anche l'allenamento, però, può avere una notevole importanza. Un allenamento prevalentemente aerobico, come quello per un nuotatore di lunghe distanze, infatti, non solamente riesce a migliorare le caratteristiche aerobiche delle fibre di tutti i tipi e sottotipi, ma riesce anche a far trasformare fibre di tipo II in fibre di tipo I, cioè fibre veloci in fibre resistenti. L'allenamento anaerobico, invece, aumenta la possibilità lattacida di tutte le fibre (anche di quelle di tipo I) e riesce a trasformare fibre di tipo I in fibre di tipo II C.
Per rimanere nel campo dell'allenamento, c'è da dire che quello di forza fa aumentare il contenuto di miofibrille e il diametro delle fibre. Lo stretching, invece, pare che riesca a far aumentare il numero di metameri di ciascuna fibra, determinandone l'allungamento vero e proprio. (Nella tabella 1 sono riportate alcune caratteristiche che differenziano le fibre di tipo I da quelle di tipo II)
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