11.9 La respirazione
Si è parlato di ossigeno e di massimo consumo di ossigeno, ma questo gas contenuto nell'aria che strada deve fare per arrivare nei muscoli? Una delle tante azioni che l'uomo compie quasi senza accorgersi è quella di respirare.
Per tutta la durata della sua vita l'uomo respira alternando inspirazioni a espirazioni. I muscoli della cassa toracica devono gonfiare il torace per permettere che l'aria, ricca di ossigeno, entri nei polmoni (inspirazione) e, successivamente, devono sgonfiarlo per far sì che l'aria, ricca di anidride carbonica e povera di ossigeno, esca fuori. Ma vediamo più dettagliatamente il percorso dell'ossigeno.
L'aria entrando dal naso e dalla bocca, passando attraverso la faringe entra nella trachea, un tubo lungo parecchi centimetri, che si divide, a sua volta, in due tubi di diametro inferiore: i due bronchi principali. Questi si dividono a loro volta in due e a ciascuna divisione si hanno due tubi di diametro inferiore che si dividono pure in due (figura 40). L'aria inspirata percorre dunque tubi sempre più sottili, per arrivare alla fine negli alveoli polmonari che possono essere paragonati a piccole sacche un po' allungate del diametro inferiore a mezzo millimetro, nelle quali avviene lo scambio dei gas.
Questo scambio è possibile perché ciascun alveolo è circondato da numerosi capillari, vasi sottilissimi costituiti in modo che le loro pareti possono essere attraversate dall'ossigeno e dall'anidride carbonica. Qui l'ossigeno contenuto nell'aria può, entrando nei capillari che circondano l'alveolo, passare nel sangue e, tramite la circolazione sanguigna, essere portato in tutti gli organi e tessuti del corpo. L'anidride carbonica prodotta nei muscoli e negli altri organi, al contrario, confluisce tramite la circolazione nei polmoni e, giunta negli alveoli, viene eliminata.
È noto che lo sforzo fisico fa aumentare sia la frequenza, sia la profondità degli atti respiratori. Per un individuo a riposo, infatti, è sufficiente inspirare pochi litri di aria, circa 6-8 il minuto, tramite 15-20 atti respiratori. Un atleta in attività, invece, deve ventilare, con tanti atti respiratori, moltissimi litri di aria in più per ogni minuto. Durante una gara di nuoto, per esempio, il nuotatore per sostenere questo aumento della ventilazione è costretto a modificare la posizione corretta dello stile. Lo stileliberista, infatti, dovrà girare la testa lateralmente molte volte, così come il ranista e il delfinista saranno costretti a emergere più del solito con tutta la testa dall'acqua, diminuendo l'idrodinamicità e opponendo di conseguenza una notevole resistenza frontale.
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