11.7 L'importanza del meccanismo lattacido nel nuoto
Si è visto come il meccanismo lattacido non sia del tutto separato da quello aerobico; può infatti succedere, a certe velocità, che mentre la maggior parte dei muscoli produce aerobicamente tutto l'ATP che serve a essi, contemporaneamente ci siano alcuni muscoli che producono una piccola quantità di acido lattico. Successivamente questo acido lattico passa dalla fibra muscolare nel sangue, talvolta mentre è ancora in corso lo sforzo; se la gara è lunga avviene, tramite l'intervento del meccanismo aerobico, lo smaltimento dell'acido lattico.
Bisogna tener presente, infatti, che nel muscolo non c'è l'acido lattico come tale, ma lo ione lattato (LA-) e lo ione idrogeno (H+); quando essi raggiungono alte concentrazioni non permettono un buon funzionamento della fibra muscolare. Tuttavia sia LA- sia H+ possono uscire dalla fibra muscolare; lo ione idrogeno (H+), essendo più piccolo, esce più agevolmente e velocemente, mentre la diffusione dello ione lattato (LA-) è più lenta, perché la molecola è più grossa.
Per chiarezza occorre introdurre a questo punto il concetto di capacità lattacida, cioè la quantità di energia prodotta attraverso il meccanismo lattacido indipendentemente dal tempo. Per capire meglio questo concetto suddividiamo il lattato prodotto dall'organismo in tre scompartimenti:
Il lattato viene metabolizzato soprattutto dal fegato e, perché avvenga, occorre l'ossigeno. La velocità di metabolizzazione è maggiore nell'atleta rispetto all'individuo sedentario grazie alla maggior concentrazione e attività di alcuni enzimi preposti a questa funzione. È pertanto fondamentale aumentare, per mezzo dell'allenamento, l'attività di questi enzimi.
Molto importante è anche il gradiente, cioè la quantità di lattato fra fibra e sangue. Più elevata è la differenza di concentrazione tra muscolo e sangue, infatti, tanto maggiore sarà la facilità con cui il lattato si diffonde nel sangue. Tuttavia questo passaggio non dipende soltanto dalla differente concentrazione, ma anche dai capillari che avvolgono la fibra e nei quali finisce il lattato.
Si è detto che lo ione idrogeno esce più facilmente dalla fibra, ma non per questo è meno fastidioso. Se, infatti, la sua concentrazione aumenta, diminuisce il pH (unità di misura del grado di acidità) e maggiore sarà l'acidità. Questo determina una diminuzione della massima tensione che il muscolo riesce a esercitare. Nel muscolo, infatti, ci sono i filamenti di actina e di miosina che, come già visto precedentemente, scorrono gli uni sugli altri; fra i due tipi di filamento esistono dei collegamenti, i ponti actomiosinici. Sono proprio questi ponti a permettere lo scorrimento dell'actina sulla miosina e, in definitiva, a far sì che avvenga la contrazione muscolare; essi, però, si rompono quando l'acidità delle fibre si alza.
La capacità lattacida, pertanto, è limitata sia dall'alta concentrazione del lattato (che non permette agli enzimi di metabolizzare tutto il lattato), sia soprattutto dal basso pH (che rende difficile la formazione di ponti fra actina e miosina).
Molto semplice e completo risulta l'esempio utilizzato dal professor Arcelli per schematizzare quello che avviene nell'organismo quando si produce energia con il sistema lattacido. Egli ha immaginato un sistema di vasche con un rubinetto (figura 39). Il flusso di uscita dell'acqua dal rubinetto corrisponde alla velocità di produzione del lattato. La vasca superiore si riferisce al muscolo; da questa vasca il lattato può diffondere nella seconda vasca che si riferisce al sangue. Da qui può essere allontanato (tramite il torrente circolatorio) e portato negli organi preposti alla metabolizzazione.
Per quanto riguarda il meccanismo lattacido, oltre alla capacità lattacida si può distinguere un'altra caratteristica: la potenza lattacida, cioè la capacità di produrre energia attraverso il meccanismo lattacido nell'unità di tempo. La differenza tra potenza e capacità lattacida potrebbe non risultare sempre chiara. Per meglio capire questo concetto ci rifacciamo all'esempio del professor Arcelli. Dalla figura 39 potremmo cancellare tutto, tranne il rubinetto: è, infatti, importante che questo butti fuori in fretta tanta acqua; quello che conta è il flusso, cioè che il rubinetto faccia uscire tanto lattato e ioni idrogeno per produrre moltissimo ATP di tipo lattacido. Si pensi a una gara di nuoto sui 400 metri: quello che conta nel finale è che l'atleta sappia incrementare di molto la quantità di energia prodotta nell'unità di tempo, al di sopra di quello che è il meccanismo aerobico.
Il fattore limitante della potenza lattacida è costituito dall'attività degli enzimi della glicolisi e della latticodeidrogenasi. Dato che le fibre veloci (FTF) hanno normalmente una maggiore attività di questi enzimi, a parità di allenamento, ha una maggiore potenza lattacida chi ha nei muscoli un'alta percentuale di fibre veloci.
Torna all'indice